Cos’è l’IST - India Standard Time?

La maggior parte dei fusi orari nel mondo ha uno scarto di un’ora completa rispetto al fuso che lo precede o che lo segue immediatamente.
Questa convenzione vale quasi ovunque, tranne in India e in pochi altri Paesi, in particolar modo nel continente asiatico.
In India, infatti, è in vigore l’Indian Standard Time (IST), un fuso orario che considera la mezz’ora e ha una differenza di 5 ore e 30 minuti rispetto al Tempo Coordinato Universale (l’offset è UTC +5:30).

Questa particolarità dipende da vari fattori; alcuni sono prettamente politici, mentre altri riguardano il fatto che in India non si utilizza l’ora legale: non si spostano quindi avanti o indietro le lancette dell’orologio in primavera né in autunno anche se, tra gli anni ‘60 e ‘70, fu adottato per qualche tempo il passaggio tra l’ora solare e l’ora legale.

In precedenza, nel 1884, l’India fu divisa in due fusi orari: il Calcutta Time (Ora di Calcutta) e il Bombay Time  (Ora di Bombay), che rimasero in vigore rispettivamente fino al 1948 e al 1955, mentre il resto del Paese passò a un fuso unico nel 1906. Le due città, tuttavia, conservarono ancora per qualche decennio i propri orari distinti.
La grande nazione asiatica non è nuova a queste situazioni: anche per la notazione del trascorrere dei giorni e degli anni si basa su diversi sistemi di calcolo, nonostante ufficialmente esista un Calendario Nazionale Indiano unificato.

Oggi l’Indian Time è preso dall’orologio posto nell’Osservatorio di Allahabad, anche se gli strumenti ufficiali di misurazione del tempo si trovano nel Laboratorio Nazionale di Fisica a Nuova Delhi che, basandosi sull’orologio atomico in dotazione, genera i segnali orari per uso commerciale e ufficiale.
L’IST è calcolato sulla longitudine 82,5° E, la quale corre immediatamente a ovest della città di Mirzapur, nello stato dell’Uttar Pradesh; trasformando in tempo la differenza di longitudine tra Mirzapur e l’Osservatorio di Greenwich (Inghilterra) si ha infatti uno scarto di 5h 30 m.

Occorre considerare che le dimensioni dell’India sono tali da creare una notevole difformità di illuminazione diurna tra una zona e l’altra del Paese, perché tra l’estremità orientale e occidentale della nazione ci sono più di 2900 km e 28° di longitudine.
Questo fa sì che sul confine a est il sole sorga due ore prima rispetto alle località sul confine ad ovest, con tutti i disguidi pratici che ciò comporta, tanto che gli abitanti di queste regioni hanno ripetutamente chiesto al governo centrale di adottare un orario diverso rispetto al resto della nazione per evitare sprechi energetici ed economici.
Un discorso simile vale anche in ottica nord/sud; nuovamente, le distanze sono tali da creare grosse differenze nella gestione della vita quotidiana per le persone che vivono in zone così lontane tra loro. Nonostante le richieste e gli studi scientifici effettuati nel corso degli anni, però, il fuso orario indiano è rimasto sempre unificato per tutto il Paese, con poche saltuarie eccezioni.

 

 

Curiosità sull'Indian Standard Time

- Dal 2006 l’UTC + 5:30 è nuovamente in vigore anche nello Sri Lanka, che già lo aveva adottato in passato e che lo ha scelto attualmente per armonizzarsi all’India.
- Gli indiani sono soliti spiegare l’acronimo IST (Indian Standard Time) modificandolo in Indian Stretchable Time, ovvero “Ora elastica indiana”, per sottolineare la scarsa propensione della gente alla puntualità.