Il calendario indiano, spiegato in modo semplice

Quasi ovunque nel mondo si utilizza comunemente il calendario gregoriano per scandire il trascorrere dei giorni, dei mesi, delle stagioni e degli anni. Alcuni Paesi, tuttavia, adottano anche altri calendari per determinare gli appuntamenti della vita religiosa o delle usanze locali.
È il caso ad esempio del calendario islamico, utilizzato da molti Paesi musulmani, o del calendario persiano, di cui si avvalgono in Iran e in Afghanistan.
Anche l’India, la cui popolazione di oltre 1,3 miliardi di persone è un crogiolo di religioni – qui convivono, tra le molte, l’induismo, il cristianesimo, il sikhismo, l’Islam e il buddhsimo – si serve di un proprio sistema ufficiale, chiamato Calendario Nazionale Indiano (o calendario Saka), che affianca quello gregoriano nella vita civile del Paese.

 

 

Quando nacque il Calendario Nazionale Indiano?

Raggiunta l’indipendenza nel 1947, l’India aveva necessità di eliminare dal calendario i conflitti di tipo regionale e tra i culti, rendendolo semplice da consultare, correlabile e preciso.
Questo metodo di misurazione del tempo fu introdotto il 22 marzo 1957 (corrispondente all’1 Chaitra 1879 dell’Era Saka) dal Comitato di Riforma del Calendario con lo scopo di uniformare la diffusione delle notizie e delle comunicazioni del Governo; a quell’epoca esistevano infatti almeno 30 differenti calendari religiosi impiegati per stabilire le festività di riferimento delle singole comunità di fedeli.
Nacque così un calendario lunisolare, dove gli anni bisestili corrispondevano a quelli menzionati nel calendario gregoriano. Nonostante i tentativi di creare una piattaforma unificata, però, persistono ancora oggi diverse varianti locali; il governo ricorre al calendario gregoriano per scopi amministrativi, sulla Gazette of India e nelle trasmissioni radio, mentre le festività sono tuttora osservate secondo le credenze e le tradizioni etniche e regionali. A parte alcuni usi formali, dunque, il Calendario Nazionale Indiano non è molto utilizzato.

 

I mesi del Calendario Nazionale Indiano

L’anno del calendario Saka è composto normalmente da 365 giorni suddivisi su 12 mesi, i cui nomi derivano dall’antico calendario induista.
I primi sei mesi hanno 31 giorni ciascuno; ciò è stabilito considerando il movimento tendenzialmente più lento del Sole sull’orbita dell’eclittica in questa fase dell’anno. In realtà, il primo mese (detto Chaitra) può averne 30 o 31, a seconda che l’anno sia bisestile o meno. I restanti mesi, invece, hanno 30 giorni ognuno.
Di seguito riportiamo i nomi dei mesi del calendario indiano con la rispettiva durata e la relativa data di inizio rispetto al calendario gregoriano.

  1. Chaitra (30 o 31 giorni) – Inizia il 22 marzo (o il 21 marzo se è un anno bisestile)
  2. Vaishakha (31 giorni) – Inizia il 21 aprile
  3. Jyeshtha (31 giorni)– Inizia il 22 maggio
  4. Ashadha (31 giorni) – Inizia il 22 giugno
  5. Shravana (31 giorni) – Inizia il 23 luglio
  6. Bhadra (31 giorni) – Inizia il 23 agosto
  7. Ashwin (30 giorni) – Inizia il 23 settembre
  8. Kartika (30 giorni) – Inizia il 23 ottobre
  9. Agrahayana (30 giorni) – Inizia il 22 novembre
  10. Pausha (30 giorni) – Inizia il 22 dicembre
  11. Magha (30 giorni) – Inizia il 21 gennaio
  12. Phalguna (30 giorni) – Inizia il 20 febbraio.

 

Come si calcola l’anno del calendario indiano?

Il computo degli anni si basa sull'Era Saka, la quale inizia nel 78 d.C.
È questo lo scarto da considerare quando si calcola l’equivalenza tra il calendario gregoriano e quello indiano; l’operazione matematica è quindi piuttosto semplice, perché all’anno gregoriano di riferimento si sottrae 78, al netto del Capodanno indiano che cade a marzo.
Per quanto riguarda gli anni bisestili, invece, c’è corrispondenza tra i due sistemi.

 

Utilizzo al di fuori dell’India

Il calendario Saka, la cui essenza racchiude un insieme di tradizioni indiane, è osservato anche dai fedeli indù a Java e a Bali (Indonesia) e in altri Paesi del Sud-Est Asiatico.